
Questi modelli sono composti da elementi modulari standard, ma componibili in modo raggiungere altezze differenti. In alcuni casi è modificabile a proprio piacimento anche l’alzata dei gradini.
I tempi di montaggio sono ridotti rispetto a quelli richiesti per la costruzione delle scale tradizionali in muratura, con in più il vantaggio di poterle smontare e riadattare in un altro ambiente.
Per scegliere la versione più adatta alle proprie esigenze, bisogna tenere conto delle dimensioni di cui si dispone. Non solo la differenza tra i livelli da collegare, ma anche dell’ingombro in pianta. La posizione della scala, infatti vincola l’agibilità dell’ambiente in cui è inserita. Un altro parametro che deve essere considerato è la frequenza d’uso.
E’ sempre consigliabile chiedere un sopralluogo al rivenditore. Per esempio, la realizzazione del foro nella soletta, per collegare due livelli, è subordinata al parere di un tecnico strutturista. In genere l’intervento si può realizzare, ma può essere necessario inserire elementi di sostegno o di rinforzo. Bisogna valutare in quale punto la soletta può essere demolita, tenendo conto degli impianti e degli elementi strutturali che possono essere vincolanti.
Occorre poi controllare che la posizione scelta per semplificare i lavori di muratura sia compatibile con le esigenze di spazio su entrambi i livelli. Appurato che il lavoro si possa fare, prima di iniziare, occorre presentare una pratica edilizia in Comune, in genere una Dia (Denuncia di inizio attività) redatta da un tecnico abilitato. L’inserimento di una scala ex-novo, infatti è un intervento di modifica interna e, in quanto tale, va comunicato all’ Ufficio tecnico del Comune. Il collegamento di due piani prima indipendenti, come due appartamenti, va segnalato anche al Catasto di zona.
Quasi tutti i modelli prefabbricati sono autoportanti, cioè la struttura è realizzata in modo da sostenersi da sola. Si appoggia e si assicura a terra e al livello superiore, senza agganci intermedi. Questo significa che l’installazione è a secco, non comporta opere murarie e si effettua in poco tempo. Esistono anche versioni prefabbricate in cui i gradini vanno fissati al muro, non sempre per maggiore stabilità ma per motivi estetici.
Per lo stesso motivo, si utilizzano molto le scale a giorno, cioè modelli in cui l’alzata dei gradini è vuota, priva di tamponamento. Questa sluzione, oltre ad alleggerire la rampa, ne favorisce la luminosità. I gradini a giorno sono comunque sicuri malgrado il vuoto, perchè le pedate sono sfalsate in modo da impedire al piede di andare oltre.
Esistono 6 tipologie di scale, vediamole nel dettaglio.
Scale rettilinee: Hanno un andamento lineare e si sviluppano in un vano a pianta rettangolare o quadrata. Possono essere realizzate con una o più rampe. Nei modelli ad angolo, c’è un’interruzione con un ripiano intermedio.
Scale con rampe a ventaglio: Il loro andamento è curvilineo ed i gradini sono di diverse forme.
Scale con rampe miste: Sono composte da un tratto con rampa a ventaglio e da uno con rampa rettilinea.
Scale a chiocciola: La rampa ha i gradini spesso agganciati a un piantone centrale fissato a terra e in alto, detto spina, che fa da supporto all’intera struttura. Esistono anche modelli privi di questo elemento centrale, la cui struttura viene di solito fissata a terrae nel punto di arrivo. La loro pianta può essere circolare, quadrata o a ellisse (in questo caso sono dette anche scale ellittiche).
Poichè lo sviluppo in pianta è inferiore rispetto a quello delle scale rettilinee, possono essere installate anche al centro della stanza.
I modelli con il piantone centrale, che in genere hanno un diametro ridotto, possono essere meno pratiche se devono essere utilizzate di frequente, poichè i gradini, generalmente di forma triangolare, sono di dimensioni limitate e non sempre consentono un comodo appoggio al piede.
Scale a pioli: Conosciute anche come scale alla marinara, sono composte da due montanti e da gradini a pioli o con pedate molto strette. Generalmente sono costruite in legno e possono anche essere provviste di corrimano. Sono utili per i soppalchi e per le librerie a tutt’ altezza, invece sono sconsigliate se devono essere utilizzate di frequente.
Scale pieghevoli o retrattili: Si usano per collegare ambienti utilizzati di rado, come i solai, i ripostigli e le soffitte. Queste scale infatti, si ripiegano su se stesse e grazie a un particolare meccanismo, che può anche essere motorizzato, si inseriscono in un apposito vano destinato a contenerle. Per questo sono chiamate anche retrattili. Di solito vengono fissate all’anta della botola e si allungano all’apertura di questa. Le più diffuse sono quelle in alluminio o in acciaio zincato, ma esistono anche modelli in legno.
Per quanto riguarda i supporti, è consigliabile che ringhiera e/o corrimano seguano l’andamento della scala sin dai primi gradini, in modo che sia possibile appoggiarsi sempre ed essere protetti, anche in corrispondenza di pianerottoli e livello di arrivo.
L’altezza di ringhiere e parapetti deve essere come minimo di 100 cm. Le norme di sicurezza prevedono anche che tra un elemento e l’altro della ringhiera, orizzontali o verticali, non ci sia uno spazio maggiore di 10 cm. Inoltre i corrimano devono permettere una presa facile e sicura. Devono essere, quindi, ben sagomati, non scivolosi e non taglienti. La parte terminale del corrimano non deve sporgere in modo da costituire pericolo o intralcio.
Gli elementi di protezione di una scala interna sono molto importanti e non vanno trascurati. Le norme in proposito fissano anche le dimensioni minime di parapetti e ringhiere.
Per impedire ai bambini (ma anche agli animali domestici), di accedere alla scala esistono in commercio dei cancelletti che si applicano senza interventi murari. Ne esistono di diversi tipi e di diversi materiali. Generalmente sono estensibili per essere adattati alle larghezze differenti delle rampe. Su entrambi i lati hanno ventose molto resistenti e si applicano alle pareti o ai sostegni delle scale.
In più, per rendere possibile l’utilizzo delle scale alle persone disabili si possono installare dispositivi elettrici di salita, detti servoscala. Sono costituiti da un binario, lungo il quale scorre la seduta o la piattaforma, che si fissa a un lato della rampa. Il funzionamento è gestito tramite una pulsantiera o un telecomando.
Un problema generalmente riscontrato è l’illuminazione delle scale, che si pone soprattutto nelle scale contenute in vano. Si può risolvere sistemando delle applique alle pareti, a una distanza regolare una dall’altra in modo che la rampa sia illuminata in modo uniforme. E’ sufficiente applicarle solo da un lato. In alternativa si possono segliere i faretti, eventualmente incassati lungo il muro a 30 cm dal bordo dei gradini.
La progettazione e il dimensionamento di una scala interna sono regolati a livello nazionale dalle norme Uni. In alcuni comuni sono disciplinati anche dal Regolamento edilizio.
Parametri e misure tengono conto della sicurezza e anche della comodità. In merito a quest’ultimo requisito, è consigliabile anche fare in modo che l’andamento della scala sia regolare, con gradini della stessa altezza, detta alzata, e medesima profondità, detta pedata, per tutta la durata della salita.
Se proprio è necessario, possono esserci differenze solo per quanto riguarda la profondità e limitatamente a quella dei gradini detti piedoca. La larghezza in genere è di 80 cm e permette il passaggio comodo di una persona, invece per l’utilizzo di due persone contemporaneamente conviene che sia di almeno 110-120 cm. Per i modelli a chiocciola, il diametro consigliato è di 120-140 cm.
Per agevolare la salita è meglio avere alzate ridotte e un maggior numero di gradini, piuttosto che rampe molto ripide, chiaramente tenendo conto dello spazio che si ha a disposizione.
Un aiuto per dimensionare la scala è dato dalla formula che mette in rapporto l’alzata e la pedata di un gradino: 2a+p=62÷64. In base a tale formula il doppio dell’alzata (2a) sommato alle dimensioni della pedata (p) deve essere un numero compreso tra 62 e 64.
Per la larghezza della pedata si calcolano circa 25 cm, per appoggiare bene la pianta del piede. Per l’alzata invece, si parte da un minimo di 17 cm. E’ consigliabile non superare il limite di 15 gradini per rampa.