Le belle vetrine si affacciano, l’una accanto all’altra, in uno fra i più prestigiosi angoli della Milano storica: zona piena di animazione e di vita. E portano un logo, sull’insegna, ricco di promesse: Futura.
Se non si guarda il catalogo con sufficiente attenzione, la collezione, dal disegno che è sempre corretto ed esente da quei segni che individuano i diversi momenti del design dell’arredo, può sembrare una collezione caratterizzata semplicemente da un prodotto ben fatto, che vuole sfuggire alla moda che per sua natura è caduca; collezione che con i suoi modelli è accostabile, senza alcun problema, ad arredi realizzati in tempi e in momenti anche fra loro diversi.
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Ma soffermiamoci con attenzione su questo prodotto, perché la situazione non è questa. C’è qualcosa di fondamentale, invece, che lo distingue.
I prodotti di Futura, che potrebbero anche sembrare dei componibili, (caratteristica questa ormai comune a quasi tutte le collezioni) sono, invece, “dei trasformabili”: cioè da un singolo elemento di partenza, con semplici movimenti manuali, si possono ottenere due, tre, anche cinque varianti e ognuna ne muta l’aspetto, ma soprattutto ne cambia l’uso.
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Questa trasformabilità completa del prodotto, che non ne disturba mai il correttissimo aspetto, ne è la sua caratteristica e qualità fondamentale.
Potremmo quasi chiamarlo “l’arredo in movimento”, e questo può essere verificato direttamente dall’utente nello stesso showroom, perché i prodotti sono esposti nelle sue stesse vetrine evidenziandone queste prerogative.
Ma un altro aspetto di Futura va messo in evidenza, e cioè che le caratteristiche tecnologiche che ne distinguano la produzione sono frutto di studi e brevetti tutti realizzati da Luigi Recalcati, al quale nel 1974 fu assegnato l’Oscar dell’arredamento, e che questi brevetti ad oggi, hanno superato il numero di 1000.
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E’ una bella storia, quella di Futura e della famiglia Recalcati, perché esemplifica un aspetto di quel miracolo economico italiano che ha contribuito a portare nel mondo la fama del made in Italy.
Futura nasce nel 1985, dall’evoluzione di Relus, ditta che aveva iniziato la produzione nel 1953, quando Luigi Recalcati cominciò, da appassionato, a studiare dell’imbottito la struttura, cioè quello che dell’imbottito non si vede, ma che in realtà ne è l’anima portante. Eravamo allora nei primi anno ’50, tempo in cui il design italiano nasce e si sviluppa sulla base delle nuove tecnologie.
Nel campo dell’imbottito, il ‘salotto del tappezziere’ di un tempo, infatti, va trasformandosi, in quegli anni, negli elementi d’arredo dei nuovi soggiorni, i quali sono concepiti per un rinnovato modo di abitare.
Soprattutto per opera del suo fondatore Luigi Recalcati, gli anni ’50 sono stati ricchi, per Relus, di continui e rinnovati approfondimenti apportati ai meccanismi della seduta.
Questi, all’inizio, erano studiati da Luigi Recalcati per altre aziende, le quali, in questo personaggio e in Relus, avevano trovato, in un certo senso, il loro centro studi tecnologico.
Furono infatti, all’inizio, le più importanti e qualificate aziende di design a rivolgersi a Relus perché studiasse e realizzasse per loro quei meccanismi di movimento che ormai, in una collezione di prestigio, non potevano più essere disattesi.
E’ su questa iniziale base d’esperienza che il figlio di Luigi, Roberto Recalcati, decise infatti, non più di operare soltanto per altri, ma di usare l’esperienza tecnica acquisita dall’azienda per un proprio marchio.
Infatti il passo fondamentale dell’azienda, nel 1985, è stato quello di creare il marchio Futura, dandole l’impronta del furniture design attuale di alta qualità, non solo tecnologica, ma anche culturale.
Nella storia aziendale prendono vita eventi che in modo determinante ne evidenziano un’immagine d’impronta sempre maggiore: è stato infatti invitato a disegnare per Futura un gruppo fra i maggiori designers del settore.